Le cartoline di Casarsa e San Giovanni

In questo percorso si possono trovare le immagini pubblicate nei 3 volumi di Francesco Colussi ed editi dalla Pro Casarsa della Delizia
1. «Cartoline : Saluti da Casarsa : Volume primo», 2004 (47 p.)
2. «Cartoline : Saluti da San Giovanni : Volume secondo», 2005 (36 p.)
3. «Cartoline : Saluti da Casarsa e San Giovanni : Volume terzo», 2006 (71 p.)

Fotografie correlate

Piazza della Vittoria

Piazza della Vittoria inquadrata dall'aula aperta al pianterreno della Loggia Comunale.

Piazza della Vittoria

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La parrocchiale di San Giovanni Battista

La parrocchiale di San Giovanni Battista con il Monumento ai Caduti.

La parrocchiale di San Giovanni Battista

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Piazza della Vittoria

Piazza della Vittoria con la Loggia Comunale e la parrocchiale di San Giovanni Battista inquadrate da via Villa.

Piazza della Vittoria

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Panorama di San Giovanni di Casarsa

Veduta aerea del centro storico di San Giovanni con la parrocchiale, la Loggia Comunale, la casa canonica. A sinistra si possono osservare la corte Zuccheri e, sullo sfondo, il centro anziani e la zona P.E.E.P.; in fondo a sinistra, la zona residenziale sviluppatasi tra le vie Monte Grappa (fino al 1931: via Giardini) e Versutta.

Panorama di San Giovanni di Casarsa

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La Parrocchiale di San Giovanni Battista

La Parrocchiale di San Giovanni Battista con il Monumento ai Caduti. A destra si intravede l’abitazione riservata al cappellano mansionario dell’altare di San Lorenzo.

La Parrocchiale di San Giovanni Battista

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Panorama con la Parrocchiale di San Giovanni Battista

L’area retrostante la parrocchiale di San Giovanni Battista è delimitata ad ovest dalle acque della roggia Mussa. A sinistra, oltre l’antico muro in sasso che circonda le proprietà della parrocchia, si distinguono la casa canonica e la pieve.

Panorama con la Parrocchiale di San Giovanni Battista

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Via Versutta

Via Versutta presso il ponte sulla roggia Mussa. La villa in primo piano venne costruita nel 1924 da Domenico Morello, che fu fattore dei conti Zuccheri fino alla metà degli anni Quaranta.

Via Versutta

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La scuola dell’infanzia “Mons. Giacomo Jop”

Il nuovo asilo parrocchiale venne edificato a partire dal gennaio 1954 nei terreni compresi tra le vie Versutta e Zorutti (fino al 1979: via di Sotto). La struttura fu inaugurata nel marzo del 1959, e subito vi si trasferirono le lezioni, allora condotte dalle suore appartenenti alla congregazione francescana del “Cristo Re” di Venezia.

La scuola dell’infanzia “Mons. Giacomo Jop”

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Via Villa

Via Villa all’incrocio con via Versutta. Il caseggiato visibile di scorcio sulla sinistra apparteneva alla famiglia Linteris. La parrocchiale è parzialmente coperta dalla vegetazione del giardino Pitotti.

Via Villa

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Via Villa

Davanti alle scuole elementari si nota la pesa pubblica; sul lato settentrionale di via Versutta sorgono le case Pitotti.

Via Villa

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Via Villa

Si evidenzia la presenza del distributore di benzina gestito dai fratelli Culos, titolari del bar affacciato lungo il lato occidentale di via Villa e successivamente gestito dai Pittana.

Via Villa

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San Giovani: le scuole elementari “Giuseppe Marconi”

Le nuove scuole elementari “Giuseppe Marconi”, ricostruite nei primi anni Cinquanta, inquadrate dal cortile interno prospiciente via Villa.

San Giovani: le scuole elementari “Giuseppe Marconi”

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Viale San Vito e via Villa

Viale San Vito (denominazione assunta nel 1930), con il fondo ancora privo di asfalto. A sinistra, l’innesto di via Prodolone, oltre il quale la strada prende il nome di via Villa (fino al 1967: via Umberto I°).

Viale San Vito e via Villa

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Viale San Vito

Il lungo rettilineo di viale San Vito – via Villa che conduce verso il cuore di San Giovanni.

Viale San Vito

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La chiesa di Sant’Antonio Abate in Località Versutta

La trecentesca chiesetta di S. Antonio abate a Versutta. Assai semplice nella struttura architettonica, è costituita da un’aula rettangolare con presbiterio quadrato coperto da volta a crociera costolonata ed abside poligonale. La facciata, coronata da grazioso campaniletto, è impreziosita da una nicchia, posta sopra il portale, che racchiude una statua di San Antonio Abate benedicente con maialino, di sobrio gusto rinascimentale, attribuita allo scultore Carlo da Carona. All’interno conserva pregevoli affreschi assegnabili a diverse maestranze attive tra la seconda metà del XIV° secolo e il XVI°. Ad un allievo di Vitale da Bologna, operante attorno al 1370-80, possono essere attribuiti gli affreschi della parete destra dell’aula, con scene gremite da manierate figure maschili e femminili e rudimentali architetture (Storie della vita di S. Orsola; Salvatore in gloria tra Giuseppe, Maria, Santi e Sante). Ad altro maestro attivo nel secondo quarto del XV° secolo devono invece essere assegnati gli affreschi dell’intradosso dell’arco trionfale (figure di Santi e Sante entro riquadri mistilinei), della volta del coro (Evangelisti) e della parete di fondo (Incoronazione della Vergine).

La chiesa di Sant’Antonio Abate in Località Versutta

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La torre di Santa Barbara in via Sile

Gli abitanti di via Sile, usciti tutti indenni dal feroce bombardamento alleato che aveva colpito la borgata il 22 febbraio 1945, stabilirono di erigere un capitello votivo dedicato a Santa Barbara, protettrice di artificieri e vigili del fuoco e di chi si trovi in pericolo di morte improvvisa. Il monumento in forma di torre fu eretto nel 1947 da Aurelio Mariano Francescutti “Cjasanòva”, Giuseppe “Bepi“ Peloi vi dipinse un’immagine della Santa.

La torre di Santa Barbara in via Sile

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Piazza della Vittoria

Piazza della Vittoria e via Plebiscito. A destra il Monumento ai Caduti; a sinistra il palazzo Pretto, sulla cui facciata si legge ancora l’iscrizione fascista: “Solo Iddio può piegare la volontà fascista, gli uomini e le cose mai!”. Un’altra scritta propagandistica campeggiava sulla facciata della stalla dei coloni Querin a San Floreano: chi proveniva da San Vito al Tagliamento vi leggeva il celebre motto: “Credere, obbedire, combattere”.

Piazza della Vittoria

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Viale Aldo Moro

Per dare risposta alla richiesta abitativa derivante dall’espansione del polo militare casarsese, nei primi anni Cinquanta l’Istituto Nazionale Casa Impiegati Statali (I.N.C.I.S.) diede avvio alla costruzione di nuovi alloggi in una vasta area compresa tra viale Moro e viale Venezia.

Viale Aldo Moro

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Viale Aldo Moro

A partire dai primi anni sessanta Casarsa vide svilupparsi un nuovo quartiere residenziale con l’edificazione di numerose villette nella zona compresa tra viale Moro, via Verdi e via Gorizia.

Viale Aldo Moro

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Viale Aldo Moro

Viale Moro nei pressi dell’incrocio con via Segluzza, ancora non asfaltata. In primo piano, la villa Bonetto; poco oltre, il Consorzio Agrario e le scuole elementari.

Viale Aldo Moro

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Casarsa: Piazza De Gasperi

Il lato orientale di piazza De Gasperi (denominazione assunta nel 1960), con la villa Scalettaris che già ospita l’albergoristorante “’900”, e a sinistra la villetta Colussi “Giatùt”. Sulla destra si scorge il tetto della vecchia casa dei Colussi “Prènsipo”, che, come testimonia l’insegna che si affaccia sulla piazza, vi gestivano una rivendita di frutta e ortaggi.

Casarsa: Piazza De Gasperi

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Casarsa: Piazza De Gasperi

Piazza De Gasperi con le vie Gorizia e Trieste. A sinistra, il panificio e l’abitazione della famiglia Pagnucco; al centro, la casa Colussi “Giàt”; lungo il bordo sinistro di via Trieste, la trattoria “Alla Torretta”.

Casarsa: Piazza De Gasperi

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Casarsa: Piazza De Gasperi

Piazza De Gasperi verso l’imbocco di viale Moro. Sulla sinistra si erge il condominio “Principe”, edificato alla metà degli anni Settanta sul sito della vecchia casa Colussi “Prénsipo”; fino ai primi anni Novanta i locali al pianterreno ospitarono l’ufficio postale. A destra, lo stabile con l’edicola di Laura Biasutti.

Casarsa: Piazza De Gasperi

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Casarsa: Via Monte Coglians

Via Monte Coglians, ancora non asfaltata, con le villette anni Sessanta e le cosiddette “case demaniali”, costruite nei primissimi anni Settanta sull’area già occupata dalla vecchia caserma “Di Prampero” per dare alloggio al personale militare impiegato nelle caserme casarsesi.

Casarsa: Via Monte Coglians

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Panorama di Casarsa

Il centro storico di Casarsa ripreso dall’aereo. In basso, sulla sinistra, piazza de Gasperi, da cui si diparte la sinuosa via Menotti, che immette in piazza Cavour. La veduta consente di osservare la struttura della casa rurale a corte, la tipica tipologia abitativa della tradizione casarsese.

Panorama di Casarsa

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Casarsa: Piazza Cavour

Piazza Cavour all’imbocco di via Menotti. Sulla sinistra, il palazzo Canciani, con la falegnameria Miorin e l’ufficio postale. Poco oltre, la privativa Mior.

Casarsa: Piazza Cavour

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Casarsa: Piazza Cavour

Accanto alla falegnameria Miorin, nei locali già sede dell’ufficio postale, vi era il bar gestito dalle sorelle Querin “Cuarnùs”.

Casarsa: Piazza Cavour

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Casarsa: Piazza Cavour

A sinistra, la ristrutturazione del palazzo già Canciani ha fatto spazio all’apertura del negozio di mobili Miorin. Sul versante opposto, all’imbocco di via Menotti, anche il palazzo Canciani-Scalettaris presenta un volto rinnovato, e al piano terreno ospita nuovi esercizi commerciali; poco più avanti si distingue l’insegna della birreria “da Lores”. Di scorcio, a destra, il negozio e l’abitazione Arman nel nuovo edificio completato nel 1976.

Casarsa: Piazza Cavour

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Casarsa: Piazza Cavour

Il versante settentrionale di piazza Cavour con il primo tratto di via Valvasone. A destra, in primo piano, la caserma dei Carabinieri e il municipio casarsese.

Casarsa: Piazza Cavour

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Casarsa: Piazza Cavour

Al centro, la bianca facciata del municipio, dal 1975 trasferito nella nuova sede di piazza IV novembre. Nell’edificio a sinistra operò fino agli anni del dopoguerra il maniscalco Giovanni Cristante.

Casarsa: Piazza Cavour

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Casarsa: Piazza Cavour

Piazza Cavour, con la parrocchiale di Santa Croce e Beata Vergine del Rosario in secondo piano.

Casarsa: Piazza Cavour

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Casarsa: Piazza Cavour

Il fronte sud-orientale di piazza Cavour, con la casa Querin “Anciùne” affacciata su via Risorgimento e sul sagrato della parrocchiale. I Carabinieri si sono già trasferiti nella nuova sede di via IX Febbraio; la vecchia caserma di piazza Cavour, parzialmente demolita e ristrutturata, sarà occupata da nuovi uffici comunali.

Casarsa: Piazza Cavour

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Casarsa: la chiesa parrocchiale di Santa Croce e Beata Vergine del Rosario

Sulla sinistra si nota lo stretto passaggio che separava la chiesa dalla caserma dei Carabinieri e dalle relative pertinenze: sul retro si ergeva una unità abitativa destinata ad ospitare il personale in servizio.

Casarsa: la chiesa parrocchiale di Santa Croce e Beata Vergine del Rosario

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Casarsa: la chiesa parrocchiale

Il fianco meridionale della parrocchiale, nella parte ancora priva di intonaco, lascia intravedere l’opera muraria realizzata in sasso. A destra si distingue un edificio di servizio di proprietà Cancellier.

Casarsa: la chiesa parrocchiale

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Casarsa: la chiesa parrocchiale e via Risorgimento

La chiesa parrocchiale e via Risorgimento inquadrati da piazza Cavour.

Casarsa: la chiesa parrocchiale e via Risorgimento

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Casarsa: Piazza Cavour e via Risorgimento

Per consentire l’accesso all’area retrostante alla parrocchiale, nel corso degli anni Sessanta si procedette alla demolizione della casa Querin e a quella parziale della caserma dei Carabinieri. Lungo il lato destro di via Risorgimento si osserva l’avvenuta ristrutturazione degli edifici già di proprietà De Concina e del palazzo Springolo.

Casarsa: Piazza Cavour e via Risorgimento

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Panorama di Casarsa

Panorama sull’abitato casarsese dal campanile meridionale della parrocchiale. Seguendo la linea descritta dai tetti di via Risorgimento (in basso a destra l’incrocio con via Segluzza), e di via Pasolini (vi si nota la facciata del palazzo de Concina), lo sguardo spazia fino a raggiungere la stazione, la rimessa e il dormitorio ferroviario, l’albergo Leon d’Oro e i palazzi Brinis e Zatti. In lontananza si riconosce il profilo della parrocchiale di San Giovanni.

Panorama di Casarsa

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Casarsa: via Risorgimento

Sul lato sinistro di via Risorgimento, oltre la casa Querin, si nota l’insegna dell’officina di “Angelin” Cancellier. A destra, sulla facciata di palazzo Springolo compare già l’insegna dell’orologeria Mior.

Casarsa: via Risorgimento

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Casarsa: Piazza Italia

Il prospetto sud-occidentale della piazza. A destra, in primo piano, l’edificio con il negozio e la sartoria Bozzetto, davanti al cui cancello venivano esposte le locandine del cinema “Roma”, che aveva sede presso il palazzo De Concina. All’imbocco di via Guidalberto Pasolini si affaccia la casa Colussi “Batiston”, casa materna e dimora di Pier Paolo Pasolini tra il settembre 1943 e il gennaio 1950.

Casarsa: Piazza Italia

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Casarsa: Piazza Italia

Il fronte meridionale di piazza Italia. Al centro, il grande caseggiato dei Colussi “Socolàri” con l’osteria “Agli amici”. In mezzo alla piazza è visibile il basamento su cui, negli anni precedenti la seconda guerra mondiale,

Casarsa: Piazza Italia

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Casarsa: Piazza Italia

Il fronte nord-occidentale di piazza Italia, attorno alla quale si concentrano sempre nuovi esercizi commerciali: da destra si riconoscono l’orologeria Nuti, la rivendita di sali e tabacchi di “Bepi” Cancellier e il negozio di macchine per cucire Necchi.

Casarsa: Piazza Italia

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Casarsa: Piazza Italia

Sulla destra il nuovo punto vendita della “Cooperativa di Consumo” di Casarsa, edificata sul terreno già di proprietà del farmacista Baldini ed inaugurata nell’ottobre del 1959. Al tabacchino Zia (già Cancellier), trasferitosi nell’edificio all’angolo nordorientale della piazza, è subentrata l’edicola Moretto.

Casarsa: Piazza Italia

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Panorama di Casarsa

Veduta aerea del centro di Casarsa, scattata durante la costruzione del cinema “Delizia”. Alle spalle del cinema, le strutture del vecchio asilo parrocchiale del “Sacro Cuore” fronteggiano la nuova sede, inaugurata nel 1956. Lungo via XXIV Maggio, nel luogo in cui oggi sorge la pizzeria “Bella Napoli”, si distingue il capitello votivo della cosiddetta “Madonna dei Turchi”, che la tradizione vuole eretta dai casarsesi per ringraziare la Vergine dello scampato pericolo corso in occasione delle razzie turchesche che imperversarono in Friuli tra XV° e XVI° secolo. In basso a destra, la linea della circonvallazione, in esercizio da pochi anni, guida l’occhio agli stabilimenti della “Cantina Sociale Cooperativa”, che in quel torno d’anni gode di un intenso impulso espansivo. Sullo sfondo, all’estrema periferia settentrionale, il complesso militare della caserma “Di Prampero”. A dieci anni dalle devastazioni belliche, la comunità casarsese ha già cancellato le profonde ferite inflittele dai disastrosi bombardamenti alleati.

Panorama di Casarsa

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Casarsa: Piazza Italia

A distanza di tempo, il volto del centro cittadino resta sostanzialmente inalterato; si segnala unicamente l’addizione di un nuovo piano e il contestuale ampliamento interno della sede della “Coop Casarsa”.

Casarsa: Piazza Italia

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Casarsa: Piazza Italia e via XXIV Maggio

Via XXIV Maggio ha subito radicali trasformazioni nel corso degli anni Cinquanta e dei primi anni Sessanta. All’irregolarità degli insediamenti presenti nell’immediato dopoguerra si è andato sostituendo un compatto fronte edilizio che dallo spaccio della Cooperativa raggiunge lo svettante condominio “XXIV Maggio”. In primo piano, a destra, l’abitazione di Ermes Colussi “Pagura” con il negozio di casalinghi della moglie Iva Zuliani.

Casarsa: Piazza Italia e via XXIV Maggio

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Casarsa: Piazza Italia e via XXIV Maggio

Piazza Italia e via XXIV Maggio dal cancello della proprietà Bozzetto. Il centro di Casarsa subirà un deciso intervento urbanistico nel 1989, quando verranno inaugurate le ampie aree pedonali attualmente presenti nella piazza e nel primo segmento di via XXIV Maggio.

Casarsa: Piazza Italia e via XXIV Maggio

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Casarsa: Via XXIV Maggio

Il tratto di via XXIV Maggio che si innesta su piazza Italia. Sulla destra, oltre il cinema “Delizia”, il giardino e l’abitazione della famiglia Baldini, titolare della farmacia. A sinistra, il palazzo Colussi “Patùs”(poi Baruffol).

Casarsa: Via XXIV Maggio

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Casarsa: il cinema “Delizia”

La crescita demografica ed economica porta nuove esigenze anche sul piano socioculturale, cui risponde l’apertura di nuove sale cinematografiche, più ampie e moderne rispetto a quelle già attive prima delle guerra: oltre al cinema “Delizia”, negli anni Sessanta e Settanta fu in esercizio anche il cinema “Roma”, la cui sala era allestita all’interno delle proprietà De Concina di via Pasolini. Nel corso degli anni Ottanta entrambe le sale, risentendo di una consistente crisi di pubblico, si avviarono alla chiusura. Il cinema “Delizia” fu demolito nell’ottobre del 1991 per lasciar spazio al nuovo punto vendita e al centro direzionale della “Cooperativa di Consumo” (1994). In fondo a sinistra, l’ingresso del vecchio asilo parrocchiale.

Casarsa: il cinema “Delizia”

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Panorama di Casarsa

Una veduta dall’alto del condominio “XXIV Maggio”. In basso, la sala del cinema “Delizia” e l’edificio che ospitava il vecchio asilo parrocchiale. Sullo sfondo, a sinistra rispetto alle scuole elementari, si riconosce il primo corpo delle scuole medie, inaugurato nel 1964.

Panorama di Casarsa

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Panorama di Casarsa

Panoramica dal campanile meridionale della parrocchiale verso est. In primo piano, il vecchio asilo parrocchiale e il cinema “Delizia”. Sullo sfondo, gli stabilimenti della “Cantina Sociale” e il deposito legnami della ditta Morassutti.

Panorama di Casarsa

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Panorama di Casarsa

Il centro di Casarsa dalla torre della “Cantina Sociale”. A destra, il condominio “XXIV Maggio”.

Panorama di Casarsa

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Panorama di Casarsa

L’inquadratura coglie via XXIV Maggio e l’area compresa tra essa e via Udine, il tratto di circonvallazione aperto nel 1951. In basso a sinistra, la stazione di servizio e l’autofficina Facchin (poi Panizza, oggi Simoni).

Panorama di Casarsa

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Casarsa: Via XXIV Maggio

A destra, uno scorcio della villetta Stefanon; quindi la sede dell’autoscuola Agnoluzzi nell’edificio di proprietà Tommasini.

Casarsa: Via XXIV Maggio

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Casarsa: Via Trento

Via Trento (fino al 1931: via della Fontana) nel tratto che conduce all’incrocio con via XXIV Maggio. Il fondo stradale non è ancora stato asfaltato; ai bordi si affacciano villette di recente costruzione.

Casarsa: Via Trento

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Casarsa: Via XXIV Maggio

Nel 1978 venne edificato il nuovo complesso residenziale, al cui piano terreno si insediò la Banca Popolare di Udine e Pordenone (oggi FriulAdria).

Casarsa: Via XXIV Maggio

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Casarsa: Via XXIV Maggio

In primo piano, il complesso costruito alla fine degli anni Settanta nell’area compresa tra via XXIV Maggio e via Dante. Vi trovarono collocazione diversi esercizi pubblici, come la pizzeria “Al Sagittario”, l’autoscuola Agnoluzzi, la sala giochi.

Casarsa: Via XXIV Maggio

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Casarsa: Via Udine e via XXIV Maggio

Così si presentava l’innesto tra via XXIV Maggio e la nuova circonvallazione. Sulla destra, lo stabile con l’osteria “Al mercato” e l’abitazione della famiglia Sambucco.

Casarsa: Via Udine e via XXIV Maggio

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Casarsa: Via Udine e via XXIV Maggio

In basso, affacciato sulla “variante”, il deposito legnami della ditta Morassutti; sulla destra, oltre l’incrocio, l’osteria “Al Mercato”.

Casarsa: Via Udine e via XXIV Maggio

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Panorama di Casarsa

Veduta aerea dell’abitato casarsese. L’immagine permette di seguire la linea della circonvallazione e di osservare le aree di più recente urbanizzazione. Nel centro storico, le strade più antiche circoscrivono ancora ampi appezzamenti con orti e vigneti.

Panorama di Casarsa

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Panorama di Casarsa

Via Udine e l’area compresa tra essa e via XXIV Maggio, inquadrate dalla torre della “Cantina Sociale”. Al centro, l’abitazione e il laboratorio del marmista Enrico Cristante.

Panorama di Casarsa

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Casarsa: Viale Venezia

La strada statale n. 13 “Pontebbana” in un tratto denominato viale Venezia (così intitolato nel 1951, ultimata la costruzione della “variante”). L’immagine è ripresa dal ponte sulla roggia dei Molini, con le case I.N.C.I.S. sullo sfondo.

Casarsa: Viale Venezia

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Casarsa: Viale Venezia

Viale Venezia all’incrocio con via Località Centata (così denominata a partire dal 1979 sulla base di antico toponimo). A sinistra, le villette degli impresari edili Fabris e Boscariol.

Casarsa: Viale Venezia

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Panorama di Casarsa

Lungo l’asse della “Pontebbana” vanno infittendosi nuove abitazioni. Sulla sinistra si notano il Consorzio Agrario, le scuole elementari e l’ampio terreno su cui sorgeranno le scuole medie.

Panorama di Casarsa

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Casarsa: Via Piave

Via Piave (fino al 1931: via Case popolari), con le case Del Col che si fronteggiano ai lati della strada.

Casarsa: Via Piave

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Casarsa: Viale Venezia

Un tratto della statale 13 con la casa e la bottega di coloniali Cesarin e il condominio “Friuli”, che ospitava il salone del barbiere Mario Muccin, l’ambulatorio del dott. Infurna e la macelleria Gregorutti. Tra i due edifici passa il “tròj” (o “trojùt”), l’antico sentiero che collegava direttamente le vie Segluzza (a sinistra) e IX Febbraio (a destra, attraversata la “Pontebbana”).

Casarsa: Viale Venezia

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Casarsa: Viale Venezia

Il segmento della “variante” che precede l’incrocio con via Pasolini. A sinistra si affacciano due villette appartenenti a Rino Martin, gestore del buffet della stazione ferroviaria; sullo sfondo, gli stabilimenti della “Cantina Sociale Cooperativa”.

Casarsa: Viale Venezia

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Casarsa: Viale Venezia

La statale “Pontebbana” nei pressi del crocevia con la provinciale della “Val d’Arzino”. Da sinistra si riconoscono l’albergo-trattoria “ai Tortiglioni”, il condominio “Centrale” e, sullo sfondo, le strutture della “Cantina Sociale”.

Casarsa: Viale Venezia

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Casarsa: Viale Venezia

Viale Venezia inquadrato dai giardini della villetta Lucchesi. Oltre l’asse stradale, l’albergo-trattoria “ai Tortiglioni”.

Casarsa: Viale Venezia

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Casarsa: Via XI Febbraio

Via XI Febbraio con la villetta e il giardino Lucchesi, oltre il quale si estende l’incrocio tra la statale “Pontebbana” e la provinciale “Val d’Arzino”.

Casarsa: Via XI Febbraio

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Casarsa: Via Guidalberto Pasolini

Via Guidalberto Pasolini all’intersezione con la “Pontebbana”. Oltre l’incrocio, la trattoria “ai Tortiglioni”, la palazzina che ospita l’agenzia casarsese della “Banca del Friuli” e, in fondo, la grande casa Fantin, demolita all’inizio degli anni Settanta per costruire il condominio “Centrale”.

Casarsa: Via Guidalberto Pasolini

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Casarsa: Via Guidalberto Pasolini

Via Guidalberto Pasolini nel tratto che dal crocevia con la “variante” conduce a piazza Italia. Di fronte alla casa Fantin, il chiosco del fruttivendolo “Iso” Castellarin e il basso corpo di fabbrica con il negozio di calzature di Leo Fantin, insediatosi nei locali già occupati dalla cartoleria di Enrichetta Colussi, sorella di Susanna e zia di Pier Paolo Pasolini.

Casarsa: Via Guidalberto Pasolini

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Casarsa: Via Guidalberto Pasolini

La palazzina della “Banca del Friuli” è fiancheggiata da un edificio di recente costruzione, di proprietà Vendrame, ove si apriva il salone del parrucchiere “Beppino” Vendrame. Al negozio di Leo Fantin è subentrata la bottega del barbiere Mino Gregorutti.

Casarsa: Via Guidalberto Pasolini

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I giardini di palazzo De Concina

L’antica dimora dei De Concina si affacciava lungo il lato sud-orientale di via Pasolini, con un ampio parco che si estendeva anche nell’area poi attraversata dalla circonvallazione. Il palazzo fu demolito alla fine degli anni Ottanta, lasciando spazio all’edificazione del condominio “Delle Palme”.

I giardini di palazzo De Concina

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Casarsa: Via Udine

La “variante” presso l’incrocio con la provinciale “Val d’Arzino”. A destra, la trattoria “ai Tortiglioni”; a sinistra, in lontananza, le case Colussi “Giovachìn Àucia” e il caseggiato Lucchesi che negli anni Venti e Trenta era stato adibito a sala da ballo e cinematografo con il nome di cinema “Italia”.

Casarsa: Via Udine

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Casarsa: Via Udine

L’incrocio tra la statale 13 e via Pasolini, ancora privo di impianto semaforico.

Casarsa: Via Udine

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Casarsa: Via Udine

Il condominio “Centrale” ritratto dal ponte sulla roggia Mussa.

Casarsa: Via Udine

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Casarsa: Via Udine

La statale “Pontebbana” nei pressi del ponte sulla roggia Mussa, oltre il quale si distinguono a sinistra la casa Cristante, a destra i capannoni della “Cantina Sociale Cooperativa”, fondata il 7 Maggio 1931.

Casarsa: Via Udine

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Casarsa: Via Udine

L’immagine testimonia l’ampliamento delle strutture produttive della “Cantina Sociale” avvenuto nei primi anni Cinquanta. L’ampio piazzale visibile a destra, di proprietà comunale, si affollava di uomini e di bestiame in occasione del periodico mercato bovino.

Casarsa: Via Udine

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Casarsa: Via Udine

Un’immagine fermata in periodo di vendemmia: al centro si può notare l’ingresso in cantina di un carro a trazione animale carico di tini, e in fondo, di fronte all’alloggio del custode, l’uscita di un cavallo da traino.

Casarsa: Via Udine

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Casarsa: Via Udine

Lungo il bordo meridionale della statale 13, nel corso degli anni Cinquanta la famiglia Piva aprì il Caffè Sport (visibile anche nella cartolina n. 67), la cui struttura venne demolita nel giro di pochi anni per favorire l’ulteriore espansione degli stabilimenti della “Cantina Sociale”. Dietro la spalla del ponte sulla roggia Mussa si scorge il fosso che costeggiava la “Pontebbana” e i ponticelli che consentivano l’ingresso alle abitazioni disposte lungo la strada.

Casarsa: Via Udine

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Casarsa: Via Udine

Nel corso degli anni Cinquanta la “Cantina Sociale” conosce un periodo di forte crescita economica che si traduce in un costante e consistente ampliamento degli spazi produttivi.

Casarsa: Via Udine

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Casarsa: Via Udine

E’ pressoché ultimata la realizzazione della torre vinaria, deliberata dall’assemblea dei soci della “Cantina Sociale” nel 1959: gli stabilimenti di produzione avevano ormai occupato ogni superficie utile ad una ulteriore espansione in senso orizzontale nell’area compresa tra la strada statale e la linea ferroviaria.

Casarsa: Via Udine

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Casarsa: Piazza IV Novembre

Piazza IV Novembre (fino al 1921: piazzale Stazione) con l’albergo “Leon d’Oro” ed alcuni esercizi pubblici, tra i quali si riconoscono quello del gommista Cristante, la pasticceria Rosset, il negozio di alimentari Morello. Sullo sfondo, il municipio, opera autorevolmente considerata tra le dieci più significative ed emblematiche dell’architetto udinese Gino Valle (1923-2003), il cui progetto - risalente al 1966 - venne realizzato negli anni 1972- 74. Nel cimitero di Casarsa è visibile un’altra opera di Gino Valle: si tratta della semplice tomba (1977) in cui riposano Pier Paolo Pasolini e la madre Susanna Colussi.

Casarsa: Piazza IV Novembre

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Casarsa: Piazza IV Novembre

A sinistra, seminascosto dalla vegetazione dell’aiuola spartitraffico, il dormitorio ferroviario edificato nel 1912; al centro, la stazione ferroviaria, a destra, l’albergo “Leon d’Oro”.

Casarsa: Piazza IV Novembre

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Casarsa: Piazza IV Novembre

Una veduta di piazza IV Novembre con uno scorcio della stazione ferroviaria, il palazzo De Lorenzi-Brinis e l’albergo “Leon d’Oro”.

Casarsa: Piazza IV Novembre

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Casarsa: Piazza IV Novembre

Piazza IV Novembre dall’alto del palazzo De Lorenzi-Brinis.

Casarsa: Piazza IV Novembre

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Panorama di Casarsa

A sinistra si distingue l’area ad orto (di proprietà Filello e Lucchesi) sulla quale troverà collocazione il nuovo municipio. Poco oltre, seminascosta dalla vegetazione e da un edificio della proprietà Lucchesi, si scorge un tratto della “variante”.

Panorama di Casarsa

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Panorama di Casarsa

Al centro in basso, nei pressi dell’incrocio tra le vie Zatti e Vittorio Veneto (fino al 1931: via Molino), ruderi e macerie della sala cinematografica del “Dopolavoro Ferroviario”, inaugurata nel 1934 e centrata dagli ordigni sganciati durante i bombardamenti alleati dell’autunno 1944. A sinistra, in primo piano, la casa Morello; in lontananza, la chiesa di Santa Croce (il “glisiùt di San Roc”) con la casa canonica e la caserma dei Carabinieri.

Panorama di Casarsa

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Casarsa: Via Stazione

A sinistra, uno scorcio di palazzo Zatti, che in passato ospitava l’abitazione del medico condotto e il poliambulatorio comunale: vi si intravede ciò che restava di una iscrizione murale della propaganda fascista, che recitava: “Nel cantiere del regime c’è posto, c’è lavoro e gloria per tutti”. Oggi è sede della Pro Casarsa della Delizia e di numerose associazioni sportive, culturali, combattentistiche e d’arma. In secondo piano, oltre l’incrocio con via Zatti (così denominata a partire dal 1931), il palazzo De Lorenzi-Brinis. A destra, dopo aver svoltato ai piedi del serbatoio d’acqua a servizio delle locomotive a vapore, la strada prosegue verso San Giovanni oltrepassando i binari della linea ferroviaria.

Casarsa: Via Stazione

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Il cavalcavia

Il cavalcavia che dal 1975 collega Casarsa a San Giovanni sormontando la linea ferroviaria Venezia-Udine.

Il cavalcavia

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La stazione ferroviaria

Un suggestivo panorama del nodo ferroviario casarsese. Nei pressi della stazione si leva il nero fumo della locomotiva a vapore di un convoglio in sosta, certo non tanto diverso da quello che Pier Paolo Pasolini e la madre presero il 28 gennaio 1950 per fuggire da Casarsa, “come in un romanzo”: un treno che segna un confine, “il rapido della decisione più importante della mia vita, quello che nel ’49 (in realtà: 1950), in una specie di fuga, sotto la coltre di neve che copriva tutto il Friuli, ha portato me e mia madre a Roma”.

La stazione ferroviaria

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Panorama di Casarsa

Veduta aerea di Casarsa, con la zona della stazione in primo piano: al centro si osserva il passaggio a livello con le sbarre abbassate. Sulla destra si distingue il cantiere del condominio “Centrale”

Panorama di Casarsa

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Casarsa: Viale Rimembranza

Il tratto casarsese di viale Rimembranza. A destra, uno scorcio dell’edificio che ospitava il “Dopolavoro Ferroviario”. Il 15 ottobre 1855 venne inaugurato l’ultimo segmento della linea ferroviaria che da Venezia giungeva finalmente a Casarsa dopo aver toccato Treviso, Conegliano e Pordenone. Udine dovette attendere un altro lustro prima che, costruito il ponte ferroviario sul Tagliamento, potesse essere raggiunta dalla strada ferrata. Durante quei cinque anni Casarsa rappresentò dunque il capolinea della tratta, acquisendo un ruolo strategico di cui seppe subito approfittare: in paese vennero aperti magazzini e agenzie di spedizione da cui partivano le merci destinate a Udine e al resto del Friuli. Casarsa divenne un centro nevralgico anche per il traffico viaggiatori, con numerose osterie e alberghi e una stazione per le diligenze che effettuavano il servizio di posta e trasporto persone.

Casarsa: Viale Rimembranza

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Casarsa: Viale Rimembranza

In primo piano, a sinistra, l’asse stradale di viale Rimembranza che, attraversata la linea ferroviaria, si congiunge con via Stazione. Sullo sfondo, da sinistra, uno scorcio dei palazzi Zatti e De Lorenzi-Brinis, l’albergo “Leon d’Oro” e la stazione.

Casarsa: Viale Rimembranza

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San Giovanni: Viale Rimembranza

Il tratto sangiovannese di viale Rimembranza, ancora costeggiato dal fosso.

San Giovanni: Viale Rimembranza

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San Giovanni: Via Plebiscito

Via Plebiscito, con le dimore anni Trenta allineate lungo il bordo destro.

San Giovanni: Via Plebiscito

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Viale Aldo Moro

La confluenza di viale Aldo Moro su viale Venezia, come appariva prima della risistemazione urbanistica degli anni Settanta. In basso a sinistra, la spalletta del ponte sulla roggia dei Molini; a destra, tra i platani, si intravede l’innesto di quella che sarà via Verdi. Lungo il lato sinistro di viale Venezia si affacciano alcune strutture della caserma “Trieste”.

Viale Aldo Moro

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Viale Aldo Moro e viale Venezia

Fino alla costruzione della cosiddetta “variante”, la circonvallazione ultimata nel 1951, viale Aldo Moro (fino al 1979: via Pordenone) costituiva l’accesso all’abitato casarsese per chi proveniva da ovest lungo la statale 13.

Viale Aldo Moro e viale Venezia

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Viale Aldo Moro e viale Venezia

Primi Anni Sessanta Prima del 1952, quando furono inaugurate le nuove scuole elementari “Leonardo da Vinci”, l’odierno viale Aldo Moro era un tratto stradale extraurbano, lungo il quale si affacciavano poche case isolate e la settecentesca villa de Concina.

Viale Aldo Moro e viale Venezia

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Viale Aldo Moro

Tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, viale Aldo Moro subì mutamenti radicali. Furono abbattuti i platani e chiusi i fossi che ne costeggiavano i bordi, e l’asse viario fu attrezzato con due ampie piste pedonali e ciclabili; lungo le aiuole spartitraffico vennero piantati arbusti e magnolie.

Viale Aldo Moro

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Panorama di Casarsa

Panoramica aerea dei quartieri nordoccidentali di Casarsa. Al centro, la piazza De Gasperi (così denominata a partire dal 1960), nevralgico nodo stradale sul quale confluiscono le vie Menotti, Castellarin, Moro, Gorizia e Trieste. Si distinguono facilmente le zone di più recente urbanizzazione, come il polo scolastico e l’area compresa tra viale Moro, via Gorizia (fino al 1931: via Sacilat) e via Verdi (così denominata a partire dal 1961). Sullo sfondo, poco fuori rispetto al centro urbano, sono riconoscibili gli insediamenti militari dell’eliporto “Francesco Baracca” e delle caserme “Trieste” e “Leccis”.

Panorama di Casarsa

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La Parrocchiale di San Giovanni Battista

Il fianco meridionale della Parrocchiale, fotografata poco tempo dopo il completamento dei lavori di edificazione. In basso, a sinistra, il caseggiato e il giardino dei Pitotti; a destra, uno scorcio della scuola elementare.

La Parrocchiale di San Giovanni Battista

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Viale San Vito

Dalla metà dell’Ottocento San Giovanni trovò nuovo sviluppo urbanistico lungo l’asse stradale che conduce a San Vito al Tagliamento; vi proliferarono nuovi insediamenti abitativi, tra i quali si riconoscono, sulla sinistra, la casa dei Bertolin “Tamaiòt” e, oltre l’incrocio con via Prodolone (toponimo già attestato nel 1871), l’ampio caseggiato dei Bertolin; sulla destra si susseguivano le case dei Pitton, dei Paluzzano, dei Francescutti “Suzina”, e poi ancora le abitazioni dei Cristofoli, De Giusti, Bozzetto, Comin e Bacchet. In fondo al rettilineo, la mole della Parrocchiale. (Riproduzione fotografica, Collezione Guglielmo Susanna)

Viale San Vito

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Palazzo Franceschinis

All’imbocco della doppia curva che porta a San Vito, sulla destra, sorge la residenza dei Franceschinis, famiglia di possidenti e avvocati, le cui proprietà in prossimità della chiesetta di San Floreano sono attestate già dal 1747. (Collezione Bruno Sclippa)

Palazzo Franceschinis

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Piazza della Vittoria

Piazza della Vittoria e il tratto iniziale di via Plebiscito. Sulla destra si può identificare l’insegna dell’osteria “al Campanile”, che fu in seguito trasferita sul lato opposto di via del Plebiscito. (Riproduzione fotografica)

Piazza della Vittoria

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La Loggia Comunale

La Loggia Comunale, architettura gotica risalente al secolo XIV o XV, era il luogo deputato all’amministrazione civile e giudiziaria della comunità. Sotto le sue volte il podestà presiedeva le riunioni della “vicinìa”, l’assemblea dei capifamiglia cui spettavano importanti decisioni relative all’elezione di podestà e gastaldi, alla difesa del territorio, alla determinazione dei contributi spettanti al vescovo; e vi venivano esposti decreti, provvedimenti e sentenze delle varie autorità. Il gastaldo del vescovo vi amministrava la giustizia assieme ai giurati, che si accomodavano sui sedili in pietra disposti lungo le pareti, mentre gli imputati potevano essere legati alla colonna centrale. Negli ultimi due secoli gli spazi della Loggia vennero utilizzati per varie finalità di interesse sociale, come pesche di beneficienza e corsi di qualificazione professionale. Sul fronte principale campeggia la scritta “Provincia del Friuli, Distretto di San Vito, Comune di Casarsa, Pieve di San Giovanni”. A destra della Loggia sorge la Cancelleria della Fabbrica della Pieve, ove i camerari gestivano la contabilità di tutti i beni di proprietà della parrocchia. Il pianterreno ospitò la Cooperativa di Consumo di San Giovanni, nata negli anni Dieci e sciolta nel 1930: lo spaccio passò ai Leorato, quindi a Maria Susanna, a Bonaventura Culos - che nel 1954 acquisì la proprietà dell’immobile dalla parrocchia-, ai Castellarin, e infine ai Querin. Sulla sinistra, la Loggia si pone ad angolo con un braccio di piazza della Vittoria (dal 1929 al 1931 piazzale della Conciliazione) lungo il quale si susseguono alcune proprietà parrocchiali: la prima corrisponde all’ottocentesca Mansioneria dell’Altare di San Lorenzo, dimora del cappellano mansionario. Segue la sala parrocchiale: l’edificio originario, inaugurato nel 1910, fu costruito a spese di monsignor Jop e intitolato a San Luigi: venne utilizzato principalmente come sede per le riunioni degli organismi parrocchiali. Nel 1928 la sala fu ingrandita e dotata di un palco per le attività ricreative e culturali della parrocchia; nei primi anni Trenta fu adattata a piccolo teatro con sipario, quinte e loggia; nel 1934 divenne il “Cinema Ricreatorio” parrocchiale, ulteriormente ampliato nell’immediato dopoguerra con i materiali del Dopolavoro Ferroviario di Casarsa, raso al suolo dalle bombe degli Alleati il 4 marzo del 1945. In fondo al vialetto alberato, la Casa Canonica del Vicario Vescovile.

La Loggia Comunale

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Piazza della Vittoria

La piazza è animata dal movimento di persone intente alle faccende quotidiane. Sullo sfondo svetta già l’aquila del Monumento ai Caduti. (Collezione Guglielmo Susanna)

Piazza della Vittoria

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Via Villa e piazza della Vittoria

Il segmento di via Villa (l’antico toponimo del borgo; fino al 1967 la strada era intitolata a Umberto I) che immette in piazza della Vittoria. Sulla sinistra si allunga il caseggiato con le proprietà dei Fabris, dei Bozzetto e della parrocchia. A destra, le pertinenze di casa Pitotti. (Riproduzione fotografica)

Via Villa e piazza della Vittoria

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Via Versutta

Via Versutta (antico toponimo, già esistente nel 1871; si alterna all’altro antico toponimo friulano: “Maràn”) all’incrocio con via Villa. A sinistra, circondato dal muro di cinta, il giardino di casa Pitotti, a destra l’edificio delle scuole elementari “Giuseppe Marconi”, costruite a partire dal 1893 e demolite nel 1956, per essere poi riedificate ex novo; durante il regime fascista la scuola fu intitolata alla madre del Duce, “Rosa Maltoni Mussolini”. Oltre la scuola, gli immobili che furono sede di due importanti istituzioni cooperative nate a San Giovanni negli ultimi anni del secolo XIX: il Forno Rurale Cooperativo (1892) e la Latteria Sociale Turnaria (1896). In fondo alla strada, le case Liva “Coda” segnano il bivio tra via Versutta a destra, e via Monte Grappa (fino al 1931 via Giardini) a sinistra.

Via Versutta

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La Parrocchiale di San Giovanni Battista

La Parrocchiale di San Giovanni in un’immagine fermata nel periodo compreso tra la conclusione dei lavori di edificazione del tempio (1904), e la posa in opera del rosone, della gradinata e del portale con la lunetta, che avvenne solo nel 1909. Alla sinistra del portale, un gruppo di persone circonda una croce di ferro, che in precedenza trovava spazio all’interno del cimitero situato attorno alla vecchia parrocchiale, e che oggi si erge nei pressi dell’incrocio tra le vie Sile e Monte Santo: sulla base in pietra si può ancora leggere l’iscrizione “La moglie e figlie di Giuseppe Francescutto eressero questa croce - 1892”. Una tradizione popolare lega il monumento alla tragedia che poco oltre la seconda metà dell’Ottocento avrebbe colpito una famiglia di San Giovanni nel luogo ove oggi è collocata la croce: conducendo a velocità sostenuta un carro trainato da un cavallo, un contadino perse il controllo del mezzo, sul quale viaggiavano anche alcuni bambini; il carro terminò la propria corsa rovesciandosi in uno stagno, la “Fuèssa”, che allora si estendeva in quei pressi. Il conducente e due bambini vi morirono annegati; alcuni anni più tardi, la moglie e le figlie dell’uomo vollero onorarne la scomparsa dedicandogli la croce.

La Parrocchiale di San Giovanni Battista

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La Parrocchiale di San Giovanni Battista

La Parrocchiale inquadrata dai locali dell’asilo infantile: “Circondato da una macchia di semprevedi, lauri, oleandri, ligustri, magnolie, sorride il bell’Asilo Infantile nel cuore del paese di San Giovanni” (Mons. Giacomo Jop). (Collezione Bruno Sclippa)

La Parrocchiale di San Giovanni Battista

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Via Runcis con la Parrocchiale di San Giovanni Battista

Via Runcis (antico toponimo, attestato già prima del 1871) nel tratto che immette in piazza della Vittoria; sullo sfondo, la Parrocchiale di San Giovanni Battista. In primo piano, la strada è animata da una scena di vita quotidiana: una bambina si disseta mentre una donna attende per riempire un recipiente alla fontana che sorgeva di fronte all’abitazione dei Mazzolo, visibile di scorcio sulla sinistra. Il fronte stradale proseguiva con le case Botti e con le pertinenze dell’asilo infantile, che si affacciavano anche sulla piazza. Lungo il fronte destro, il caseggiato in primo piano e la corte interna appartenevano a gruppi familiari diversi, tra i quali si ricordano i Castellarin “Èrcul”; più oltre, la falegnameria e l’abitazione Morassutti, le case Mazzolo e Tomasin, infine la casa del cappellano. (Archivio Antonio Spagnol)

Via Runcis con la Parrocchiale di San Giovanni Battista

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La Parrocchiale di San Giovanni Battista

La facciata della Parrocchiale inquadrata da via Runcis. Sulla sinistra, l’edificio che ospitava le religiose operanti presso l’asilo infantile della parrocchia: le Suore del Cottolengo tra il 1911 e il 1923, e le Francescane del Cristo Re di Venezia a partire dal 1932, quando le attività dell’asilo furono trasferite presso la nuova sede di via Versutta.

La Parrocchiale di San Giovanni Battista

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Panorama di San Giovanni di Casarsa

Immagine panoramica dell’abitato di San Giovanni ripresa dall’alto del campanile verso nord-ovest. Lo sguardo spazia fino alla linea dell’orizzonte, ove si distingue la mole dell’hangar per dirigibili presso il campo aereo militare di Casarsa. In basso, sulla destra, la proprietà dei nobili Zuccheri con la caratteristica corte interna; lungo il fronte occidentale di piazza della Vittoria si riconoscono da sinistra gli spazi dell’asilo infantile, le case Pretto e, affacciato sul primo tratto di via Plebiscito, il lungo caseggiato dei Pitotti: tra il settembre ed il dicembre del 1943 vi ebbe sede una scuoletta privata organizzata e diretta da Pier Paolo Pasolini per gli studenti delle scuole medie e superiori che, a causa delle difficoltà e dei rischi bellici, non potevano recarsi negli istituti da essi frequentati a Pordenone, Udine e Portogruaro. Le lezioni erano tenute dallo stesso Pasolini e da alcuni suoi collaboratori, tra i quali Riccardo Castellani, Pina Kalc e Antonio Spagnol. Non essendo Pasolini in possesso dei titoli necessari per esercitare l’insegnamento, la piccola scuola, che in paese venne goliardicamente ribattezzata l’“universitàt dai mus”, venne presto fatta chiudere per ordine del Provveditore agli Studi di Udine.

Panorama di San Giovanni di Casarsa

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Panorama di San Giovanni di Casarsa

Immagine panoramica di San Giovanni ripresa dall’alto del campanile verso ovest. In basso, da destra, la casa Pretto e l’asilo parrocchiale, sulle cui pareti si nota la mandorla con il “Cristo tra i fanciulli” dipinto da Tiburzio Donadon nel 1911. A sinistra un tratto di penna indica la “maison paternelle”, ovvero la casa natale di Osvaldo Bozzetto, un emigrante che, rientrato in paese per una visita ai propri familiari, scrive in francese al figlio Marcel per salutarlo, indirizzando la cartolina a Cabris, nell’immediato entroterra di Cannes: “Cher fils Marcel, reçoit un gros bonjour et mille caresses de mon pays natal aussi que de ma chère mère et toute la famille (...)”.

Panorama di San Giovanni di Casarsa

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Viale Rimembranza

L’immagine testimonia la memorabile nevicata del 25-26 gennaio 1929: nella pianura friulana la neve raggiunse la quota di 400 millimetri, stabilendo il massimo nivometrico del secolo scorso. Il primo edifi cio visibile sulla sinistra fu fatto costruire dal maestro e sacerdote don Giuseppe Costanza, che vi abitò dal 1915 al 1927, periodo durante il quale insegnò presso la scuola elementare di San Giovanni. Successivamente l’abitazione fu acquisita dai Missau.

Viale Rimembranza

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L’asilo infantile

Il vecchio asilo infantile di San Giovanni. Sulla destra, la grande sala “Pio X”, su cui campeggiava il motto dell’Istituto torinese del Cottolengo: “Charitas Christi urget nos”; poco oltre, il corpo centrale con due aule al pianterreno e il salone “Regina Margherita” al piano superiore; a fianco sorgeva la cappella, non visibile nell’immagine. Una pensilina collegava lo stabile all’immobile affacciato su via Runcis e destinato all’alloggio delle suore, una parete del quale è visibile in primo piano sulla sinistra. L’istituto fu voluto da monsignor Jop, che in tre fasi, a partire dal 1909, acquistò a proprie spese alcuni edifici prospicienti la Parrocchiale, nell’angolo tra piazza della Vittoria e via Runcis. L’asilo venne inaugurato nel 1911; nel 1930 fu donato al Comune di Casarsa, che lo intitolò a Maria Josè di Savoia, Principessa di Piemonte, e lo trasformò in ente morale (1933); dal 1981, in onore del fondatore, ha assunto la denominazione “Giacomo Jop”. Nel 1945 la struttura venne occupata per qualche tempo dai partigiani della Brigata “Franco Martelli” (IV^ Divisione Osoppo–Friuli), e divenne teatro di un violento scontro a fuoco con una colonna dell’esercito tedesco proveniente da San Vito, durante il quale persero la vita due partigiani casarsesi, Gino Menotti ed Enrico Castellarin. Nel 1959 l’asilo fu trasferito presso la nuova sede di via Versutta; i vecchi locali furono adibiti ad oratorio e sede degli scout dell’Agesci e dell’Azione Cattolica. Nel 1970 l’Ente Morale concordò con la parrocchia la permuta degli edifici di piazza della Vittoria con la proprietà della nuova scuola materna: per il vecchio asilo infantile fu l’ultimo passo verso la demolizione, avvenuta nel 1977. (Archivio Antonio Spagnol)

L’asilo infantile

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Via Runcis

Il tratto iniziale di via Runcis, inquadrato dall’angolo con piazza della Vittoria, fino all’intersezione con la linea ferroviaria Casarsa-Portogruaro, inaugurata nell’agosto del 1888. Da sinistra, la casa del cappellano, le case Tomasin e Mazzolo, la falegnameria Morassutti. Sulla destra, in primo piano, uno scorcio del muro di cinta dell’asilo infantile e gli alloggi delle suore. Il fronte edilizio segue la curvatura della strada: sullo sfondo si riconoscono le case di proprietà Zuccheri abitate dalle famiglie dei coloni Mazzolo e Ambrosio, e poi passate ai Culos, che vi aprirono uno spaccio di granaglie; quindi la casa dei Deganutti “Massarùt”. Oltre la sbarra del passaggio a livello, la casa Francescutti “Pissìn”. (Riproduzione fotografica, Collezione Guglielmo Susanna)

Via Runcis

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Piazza della Vittoria e via Plebiscito

Sulla sinistra, la proprietà Pretto, sviluppata su due distinti immobili posti ad angolo retto all’estremità nord-occidentale di piazza della Vittoria, ove nel tempo si aprirono alcune tra le più importanti attività commerciali e di servizio presenti a San Giovanni: l’ufficio postale, la bottega del barbiere, la privativa e l’osteria dei Pretto, poi ceduta ai Perissinotto, e quindi ai Berti. Alcuni locali dell’edificio vennero successivamente destinati alla Cassa Rurale Cooperativa fondata nel 1884 per iniziativa di monsignor Franchi e liquidata nel 1908. Successivamente, come testimonia l’iscrizione tra il primo e il secondo piano, vi ebbe sede la Banca Agricola fondata nel 1912 da Carlo Frisacco in società con Dante Pretto, che continuarono a gestirla negli anni travagliati della Grande Guerra, durante la quale il capitale e gli uffici furono trasferiti dapprima a Bologna, e poi a Firenze. Nel 1924 l’istituto di credito venne assorbito dalla Banca del Friuli, che trasferì la filiale a Casarsa. A destra, in primo piano, il caseggiato Zuccheri, in cui si apriva l’osteria “al Campanile”. Seguiva l’abitazione della maestra Caterina De Giusti “Catinetta”, che l’insegnante condivideva con Giulia Perotti, titolare dello spaccio di coloniali ubicato al pianterreno. Dal portone ad arco si accedeva al cortile interno dei Francescutti “Pissìn dal sal”; proseguendo verso Casarsa si incontrava la falegnameria di Guido Francescutti “Blanc”, quindi una serie di unità abitative appartenenti a varie famiglie. (Riproduzione fotografica)

Piazza della Vittoria e via Plebiscito

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Ponte sul Tagliamento

Il vecchio ponte in cemento e muratura sul fiume Tagliamento, in località “la Delizia”. La struttura sostituì la precedente in legno, che fu duramente colpita durante la prima guerra mondiale. Un giovane salernitano, in Friuli verosimilmente per il servizio militare, indirizza poche ma eloquenti righe ai propri genitori: “Casarsa, 6.11.1911. Vostro figliolo Giuseppe. Vita dura”.

Ponte sul Tagliamento

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Ponte sul Tagliamento

Il vecchio ponte in legno sul fiume Tagliamento, in località “la Delizia”. Si ha notizia di un primo provvisorio ponte sul Tagliamento eretto nell’ultimo scorcio del Settecento dall’esercito russo che, alleato all’Austria, calò in Italia per fronteggiare le truppe francesi. Il primo ponte stabile fu invece costruito dagli Austriaci nel 1805, per essere poi più volte distrutto e ricostruito nel corso delle vicende belliche che videro Austriaci e Francesi opporsi in Friuli fino al 1813; nella primavera del 1848, durante la prima guerra d’indipendenza, il ponte venne fatto oggetto di devastazione da parte italiana, per essere prontamente ripristinato dagli Austriaci.

Ponte sul Tagliamento

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Panorama

Panorama casarsese dall’alto del campanile meridionale della chiesa parrocchiale in direzione sud-ovest. L’occhio è portato a seguire lo snodarsi delle strade del centro: in basso, in primo piano, l’obliqua linea di via Risorgimento (il primo tetto in basso a destra appartiene al palazzo Springolo, sito all’incrocio con via Segluzza) fino all’aprirsi di piazza Italia. Di lì lo sguardo prosegue declinando lungo via Pasolini, fino ad incontrare l’allungato prospetto del palazzo de Concina (riconoscibile per il contrasto tra la facciata scura e le bianche cornici alle finestre), e il prospetto delle proprietà Filello e Lucchesi affacciate su via XI Febbraio. Alle spalle del complesso, ad incorniciare piazza IV Novembre, si distinguono il dormitorio ferroviario (se ne vede il retro) e il compatto volume dell’albergo “Leon d’Oro”; dietro questo, sulla destra, si scorgono la torretta di palazzo Brinis e le bianche pareti di palazzo Zatti. Alla sinistra del dormitorio, la vecchia stazione e il grande deposito ferroviario. Sulla linea dell’orizzonte, in lontananza, si staglia il profilo del Duomo di San Giovanni. Scrivendo alla moglie lontana, un uomo, probabilmente un esponente della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale in servizio a Casarsa, ironizza sull’appellativo accostato al nome del paese: “Il 19 agosto ‘940 – XVIII. Cara Lalla, quale “delizia” sia lo puoi immaginare... Spero che la tua sia maggiore... sono molto desideroso di sapere le tue impressioni, come ti trovi e come ti sei sistemata. E quando sei partita? Sono in attesa di disposizioni, che forse avrò ancora domani. Scrivimi, per una volta, qui al Tenente della Milizia, presso l’Albergo “Leon d’Oro”. Se sarò altrove, la lettera mi verrà inoltrata. Bacioni a te e bacini a Lucietto. Tuo Memi”.

Panorama

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Viale Tagliamento

Via XXIV Maggio. A una trentina d’anni dalla veduta precedente, la strada ha conosciuto uno sviluppo edilizio notevole, e si appresta a divenire uno degli assi urbanistici più importanti del paese. La didascalia apposta sulla cartolina è imprecisa: viale Tagliamento fu infatti la denominazione che dal 1931 al 1946 designò l’odierna via Sisto Biasutti, che in precedenza, unitamente a via XXIV Maggio, portava il nome di via Comunale.

Viale Tagliamento

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Piazza Vittorio Emanuele

Piazza Italia, il fronte orientale. Nuovi edifici sorgono nel centro del paese, la cui impronta borghese e commerciale continua ad aumentare nel corso degli anni: in primo piano, all’angolo tra la piazza e via XXIV Maggio, il palazzo Fogolin, nel cui pianterreno il proprietario, Giovan Battista “Tita” Fogolin, esercitava la professione di barbiere. Adiacente ad esso, il palazzo Colussi: durante gli anni della seconda guerra mondiale, l’edificio ospitò il negozio di calzature Sonego, e nei primi anni del dopoguerra fu ceduto alla famiglia Baruffol, che vi trasferì il proprio negozio. Sulla sinistra, lungo il lato settentrionale di via XXIV Maggio, si fa notare la bianca mole di palazzo Cabassi, parzialmente coperta dagli alberi che per diversi anni adornarono il centro cittadino.

Piazza Vittorio Emanuele

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Cantina Sociale

La Cantina Sociale Cooperativa, fondata nel 1931, si insediò nell’area compresa tra via XXIV Maggio e la ferrovia, nell’area già occupata dal mercato del bestiame. Sulla destra, in primo piano, la proprietà Facchin separa via XXIV Maggio dalla nuova circonvallazione dell’abitato casarsese, inaugurata nel 1953. La vocazione di Casarsa ad un’abbondante produzione di vino sembra manifestarsi nei dati di una statistica francese dei primi anni dell’Ottocento, dalla quale si può osservare che a fronte di una popolazione pari a quella di alcuni fra i borghi più vicini, la produzione enologica casarsese risulta fino a dieci volte superiore rispetto ad essi. Un precoce riflesso della fama di Casarsa quale terra di buoni vini è infine dato dal curioso aneddoto secondo il quale sarebbe stato lo stesso Napoleone, apprezzato il vino prodottovi, a definire terre di “delizia” le località prossime alla sponda destra del Tagliamento; dal 19 maggio 1867, per delibera del consiglio comunale, l’appellativo è appaiato ufficialmente al nome di Casarsa.

Cantina Sociale

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Via Principale

Via Risorgimento (fino al 1930: via Maggiore o Stramaggiore) inquadrata da mezzogiorno. In primo piano, a sinistra, la trattoria di Giovanni Bianchet, poi passata alla nipote Carmela Cesarin; all’incrocio con via Segluzza, il palazzo Springolo con l’omonimo Caffè nei locali al pianoterra, e più oltre, lungo lo stesso fronte occidentale, le proprietà de Concina e il palazzo Burovich de Zmajevich.

Via Principale

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Panorama

Panorama casarsese dall’alto del campanile settentrionale della chiesa parrocchiale in direzione nord-ovest. In primo piano, in basso, l’imbocco di via Menotti (fino al 1946: via Pordenone), l’antico “borc di sçjavès”: sul fronte settentrionale, il palazzo Canciani-Scalettaris e le case Colussi; sul lato meridionale, il curvo prospetto di palazzo Canciani. Sullo sfondo, al termine dell’asse stradale, le case delle vie Gorizia e Trieste (fino al 1931, rispettivamente: via Sacilati e via Rivis), ovvero il borgo un tempo noto come “Casarsa nuova”.

Panorama

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Casa parrocchiale

La facciata neogotica della vecchia canonica, progettata dall’architetto Domenico Rupolo e realizzata tra il 1903 e il 1905. L’edificio è oggi sede della bilioteca civica.

Casa parrocchiale

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Via Stramaggiore

Piazza Cavour e via Valvasone (fino al 1930, unitamente a via Risorgimento: via Maggiore o Stramaggiore), anticamente nota come “borc di sora”. Da destra, lungo il fronte orientale della piazza, la caserma dei carabinieri e il palazzo municipale.

Via Stramaggiore

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Hangar - campo dirigibile

Nel campo per dirigibili erano presenti due hangar: il primo fu realizzato entro il 1915, il secondo entro l’anno successivo. Nel 1924 si procedette allo smantellamento delle due strutture, ma durante la demolizione del primo hangar, un crollo improvviso costò la vita a due operai impiegati nell’operazione, e altri nove rimasero feriti; a causa della tragedia venne rinviato il disarmo della seconda rimessa, che rimase in piedi fino agli anni Trenta.

Hangar - campo dirigibile

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Via Menotti

Via Menotti: sulla destra, la facciata di palazzo Canciani-Scalettaris, seguita dalle case Colussi “Viscja” e “Socolari”; sul fronte sinistro, il caseggiato in cui ebbe originariamente sede l’osteria “delle Tre Stelle”, gestita dalle sorelle Querin “Cuarnùs”, e in seguito la cartoleria Martinazzi (poi Mior) con la pompa di carburante.

Via Menotti

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Via della Stazione

Panorama casarsese. In basso a sinistra sono riconoscibili i terreni con gli orti delle famiglie Lucchesi e Filello, sui quali venne edificato il nuovo municipio casarsese, progettato dall’architetto Gino Valle e inaugurato nel 1975. In secondo piano, alle spalle di palazzo Lucchesi e affacciato su via XI Febbraio, il fabbricato già occupato dalle stalle della medesima proprietà: nel corso degli anni Venti e Trenta, su iniziativa dalla poliedrica personalità di Angelo “Angelin” Cancellier, l’edificio fu adibito a sala cinematografica e da ballo, prendendo il nome di cinema “Italia”; durante la seconda guerra mondiale e negli anni immediatamente seguenti, vi furono installate le macine elettriche del mugnaio Giuseppe “Bepi” Trevisan; nei mesi dell’occupazione nazista vi furono aperti una mensa ed un dormitorio per le truppe tedesche.

Via della Stazione

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Via Comunale

Via XXIV Maggio (fino al 1931: via Comunale), inquadrata dal vecchio ponte sul ramo orientale della roggia Mussa. Negli anni Dieci la zona era ancora periferica e rurale, e le prime abitazioni sorgevano all’incirca a metà dell’attuale fronte meridionale della strada. Sulla destra, orientato perpendicolarmente al lato nord della via, si nota il lungo caseggiato Colussi “Giovachìn” con l’omonima osteria; alla parrocchia apparteneva l’ala che dal capo settentrionale dello stabile si allungava verso ovest: in essa ebbero sede la sala parrocchiale “Fides”, l’abitazione delle suore della Divina Providenza e l’asilo infantile “Sacro Cuore” (fondato nel 1922 su iniziativa di Monsignor Giovanni Maria Stefanini), che nel 1956 venne trasferito nell’edificio di nuova costruzione in cui ha sede attualmente; i vecchi locali furono successivamente occupati dagli allievi della scuola media tra il 1960 e il 1964, anno in cui venne inaugurata la nuova struttura scolastica di via Enrico Castellarin. Nel corso del secondo dopoguerra, sull’area occupata dal grande casamento sono sorti il cinema “Delizia” (1957), il Centro Comunitario Parrocchiale con la vicina canonica (anni Settanta), e, in tempi più recenti, il nuovo supermercato e il centro direzionale della Cooperativa di Consumo (1994).

Via Comunale

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Ponte sul Tagliamento

Una più recente immagine del vecchio ponte “della Delizia” sul fiume Tagliamento.

Ponte sul Tagliamento

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Palazzo Scaletaris

Il settecentesco palazzo Scalettaris, sullo sfondo dell’odierna piazza De Gasperi. La villa sorge in posizione leggermente ritratta rispetto all’imbocco settentrionale di via Menotti, sul cui fronte si affacciano gli edifici di servizio della medesima proprietà.

Palazzo Scaletaris

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Osteria della Torre

L’osteria “della Torre”, lungo il fronte settentrionale di via Trieste, era gestita da Ida Cinat, e poi, a partire dal 1935, da Amalia Mussio Girardi.

Osteria della Torre

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Canonica

L’abside della chiesa di Santa Croce, risalente alla prima metà del XV secolo (sulla sinistra si nota il vano della sacrestia, demolito nel corso dei restauri promossi dalla Soprintendenza ai Monumenti ed eseguiti nel 1941), e la vecchia canonica, a destra della quale, seminascosta dagli alberi, si intravede la sala del piccolo teatro parrocchiale, demolita alla metà degli anni Novanta. Sulla destra è visibile la recinzione con l’ingresso agli alloggi riservati al comandante delle polveriere. Accanto alla residenza sorgevano le sellerie dell’esercito e un deposito dell’artiglieria; alla fine degli anni Cinquanta, l’installazione lasciò spazio alla nuova caserma dei carabinieri.

Canonica

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Via Stramaggiore

Via Risorgimento. La strada principale del paese, affollata e animata dall’attività degli abitanti, è percorsa da truppe dell’esercito a cavallo: l’Italia è in guerra, e nel giro di pochi mesi, dopo la sconfitta di Caporetto (24 ottobre 1917), la popolazione sarà costretta a sfollare rapidamente dinanzi alla fulminea avanzata austro-ungarica, o a subire l’occupazione nemica per circa un anno.

Via Stramaggiore

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Casa Parrocchiale e Vecchia Chiesa

Il prospetto meridionale della vecchia canonica e la chiesa di Santa Croce (per i casarsesi: il “glisiùt di San Roc”), così come appariva prima del restauro del 1941. Il tempietto fu gravemente danneggiato dal bombardamento del marzo 1945, quando andarono irrimediabilmente perduti gli affreschi dipinti da Pomponio Amalteo sulla volta del presbiterio. Ad essere duramente colpite durante le stesse incursioni furono anche le scuole elementari che sorgevano accanto alla chiesa; in seguito, fino alla realizzazione della nuova sede scolastica di viale Aldo Moro (1952), le lezioni vennero ospitate presso la caserma “Di Prampero”.

Casa Parrocchiale e Vecchia Chiesa

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Palazzo Scaletaris

L’elegante facciata di palazzo Scalettaris. Dai primissimi anni Sessanta l’edificio ospita il ristorante “900.

Palazzo Scaletaris

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Piazza centrale

Piazza Italia, il fronte nord-ovest. In primo piano, in basso a sinistra, uno scorcio dei giardini della fam. Baldini, titolare della farmacia. Nella parte orientale della piazza si nota il piccolo chiosco in legno ove è attiva l’edicola di Gino Morassutti, poi ceduta ad Angelo “Angelin” Moretto. E’ in corso la ristrutturazione della facciata del palazzo del Credito Veneto, che appare privo dell’intonaco esterno, delle balaustre e delle decorazioni; al pianterreno dello stabile trovò collocazione la rivendita di sali e tabacchi di Giuseppe “Bepi” Cancellier, che precedentemente si trovava nella casa Bianchet (oggi Ellero): lo spazio liberatosi fu occupato dal negozio di calzature di Ugo Ogniben. In anni successivi l’edicola Moretto subentrò nei vani occupati dal tabacchino Cancellier, quando questi trasferì nuovamente la propria attività nello stabile fatto edificare tra il palazzo del Credito Veneto e la farmacia Baldini, nell’angolo nord-orientale della piazza.

Piazza centrale

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Piazza Cavour

Il fronte settentrionale di piazza Cavour (la denominazione dell’area è stata assegnata nel 1930) ancora privo del monumento ai caduti, che venne innalzato al termine della Grande Guerra. Da sinistra lo sguardo incontra la mole del palazzo Canciani-Scalettaris con il giardino e l’edificio in cui ebbe sede l’ufficio postale, e successivamente il negozio di stoffe Muzzin-Arman, e infine, lungo via Valvasone, il grande caseggiato Colussi “Barghessa” (poi “Culussòn”). Fino al 1880 l’area della piazza era occupata dall’oratorio votivo dedicato alla Beata Vergine delle Grazie, eretto dalla popolazione casarsese nei primi anni del XVI secolo a ringraziamento per lo scampato pericolo corso nel 1499, durante le incursioni turchesche nella pianura friulana: all’interno del tempietto era custodita la lapide che ricordava l’evento e il conseguente adempimento del voto (la stele è oggi conservata all’interno dell’antica chiesa di Santa Croce).

Piazza Cavour

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Palazzo de Concina

La residenza dei conti de Concina sorgeva lungo il lato sud-orientale di via Pasolini, e fu demolita nel 1988 per lasciare spazio alla costruzione del nuovo complesso residenziale “Delle Palme”. A partire dagli anni Trenta alcuni locali al pianterreno del palazzo furono occupati dalla macelleria Volpati e dalla ferramenta-casalinghi Martinuzzi (poi Scaravelli); sul fronte stradale si affacciava anche l’ingresso del cinema “Roma”, la cui sala fu ricavata all’interno degli edifici di servizio situati sul retro dello stabile. Sulla sinistra, addossato alla strada in direzione del centro cittadino, è visibile il muro di recinzione della grande proprietà, abbattuto all’inizio degli anni Cinquanta per consentire il passaggio del nuovo tragitto (la cosiddetta “variante”) della strada statale n. 13 “Pontebbana”, che fu aperto al traffico nel 1953.

Palazzo de Concina

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La vecchia stazione ferroviaria

Il prospetto sud-ovest della vecchia stazione ferroviaria casarsese. L’edificio fu gravemente danneggiato dal devastante bombardamento alleato del 4 marzo 1945, che costò alla comunità casarsese il sacrificio di ventuno vittime innocenti e la distruzione di gran parte dell’abitato.

La vecchia stazione ferroviaria

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La nuova stazione ferroviaria

La nuova stazione ferroviaria, integralmente ricostruita nell’immediato dopoguerra ed ultimata entro la fine del 1947.

La nuova stazione ferroviaria

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Viale della Rimembranza

Il tratto di viale Rimembranza (fino al 1923 via Unità, in seguito, fi no al 1931, viale Vittoria) che da Casarsa, attraversa- ta la ferrovia, conduce verso l’abitato di San Giovanni. Nel 1924 il lungo rettilineo venne “alberato con due bei fi lari di tigli, recanti ciascuno il nome di un Caduto” della Grande Guerra (Riccardo Castellani). Il primo edifi cio sulla sinistra, seminasco- sto dagli alberi, fu sede della sartoria De Giusti; nel secondo dopoguerra venne ac- quisito da Pietro Sclippa, falegname, re- stauratore ed intagliatore, che vi trasferì il proprio laboratorio, precedentemente situato in via Sile.

Viale della Rimembranza

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Viale della Rimembranza

Il viale Rimembranza dalla curva che lo congiunge a via Plebiscito. I primi edifi ci che si distinguono lungo il lato destro dell’asse viario corrispondono all’osteria con sala da ballo di proprietà dei Susanna; l’osteria venne successivamente acquisita dai Bottega, e per le abbondanti forme della gestrice divenne nota come osteria della “Culona”; nei locali della sala da ballo venne avviato il mulino elettrico Spaliviero; poco oltre, verso Casarsa, aveva sede la sartoria Buglian. Sulla sinistra, ancora al grezzo, la casa di Luciano Francescutti “Cjasanova”.

Viale della Rimembranza

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Via Plebiscito

Via Plebiscito (fino al 1930 via Colle, dall’antico toponimo friulano Cuèl, ad indicare la parte più elevata del centro abitato) all’altezza del congiungimento con viale Rimembranza. In basso a destra, il tratto che conduce al vecchio cimitero di San Giovanni, e di lì al mulino di Casarsa. Oltre il fosso che sulla destra costeggia il bordo stradale si affacciano le proprietà De Michieli e Benedetti, quindi Ciol, Mazzolini, e all’angolo con via Sile, Cassin; sul lato opposto, le case Bertolin e Fabris.

Via Plebiscito

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Via Plebiscito

Sullo sfondo, la Parrocchiale di San Giovanni Battista. La didascalia indica erroneamente Via della Conciliazione.

Via Plebiscito

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Via Plebiscito

Via Plebiscito in epoca anteriore all’edificazione lungo il lato sinistro: oltre il fosso, una fila di gelsi si allungava fino all’angolo con via Bainsizza. Sulla destra, i caseggiati con le abitazioni dei Pasut, degli Spagnol, dei Mattiussi, titolari di una sartoria, e dei Cristante. (Collezione Guglielmo Susanna)

Via Plebiscito

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Via Plebiscito

Sulla sinistra l’osteria Comin, detta “dal Giàt” per l’insegna con il gatto bianco, segna l’angolo con l’odierna via Bainsizza (fino al 1931 via Capitello). Sull’opposto angolo dell’incrocio, il capitello votivo: negli anni Novanta fu appositamente risparmiato dalla demolizione delle stalle Linteris cui era addossato, ma pochi anni più tardi il sacello andò irrimediabilmente perduto, distrutto dall’impatto di un veicolo uscito di strada. Deteriotasi una preesistente decorazione pittorica, nell’immediato dopoguerra era stato affrescato da Ugo Tonizzo, che vi riprodusse un’ opera di Giambattista Tiepolo, la Madonna del Carmelo tra i Santi Simone Stock, Teresa d’Avila, Alberto di Vercelli, il Profeta Elia e le anime del Purgatorio, conservata presso la Pinacoteca di Brera in Milano. Sul fronte stradale destro si affacciavano le case e la merceria Magoga, e le osterie “al Capriolo” della famiglia Morello, “alla Mela”, e “al Campanile”.

Via Plebiscito

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Cattedrale e Piazza

Piazza della Vittoria (fino al 1931, via Umberto I), inquadrata dall’alto verso sud-est. In primo piano, sulla sinistra, il muro di cinta della proprietà dei nobili Zuccheri, oltre il quale si erge la Parrocchiale di San Giovanni Battista (la didascalia la indica erroneamente come Cattedrale); dietro ad essa, la casa del cappellano Mansionario dell’altare di San Lorenzo, con il cancello d’ingresso addossato alla Loggia Comunale, quindi la Cancelleria della Fabbrica della Pieve. Sulla destra, in primissimo piano, la casa Pretto, cui seguono gli edifici che monsignor Giacomo Jop acquisì dalla famiglia Botti nel 1909 per adibirli ad asilo infantile. Oltre l’incrocio con via Runcis, altri possedimenti parrocchiali: le residenze del cappellano, del campanaro e del sagrestano; quindi le case Bozzetto e Fabris. Simon Morello indirizza una cartolina alla signora Amalia Masutti di Azzano Decimo, invitandola a San Giovanni per trascorrervi la giornata del santo patrono: “Ill.ma Amalia Masutti. S. Giovanni 21-6-911. Come siamo intesi, il giorno 24, Ricorrendo la festa del patrono, invito a passare parte della giornata. La saluto distintamente a parte dell’intiera famiglia (...)”

Cattedrale e Piazza

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Piazza della Vittoria

Piazza della Vittoria imbiancata per l’eccezionale nevicata del 1929. (Collezione Bruno Sclippa)

Piazza della Vittoria

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Piazza della Vittoria

Piazza della Vittoria inquadrata da nord-ovest. In primo piano, sulla sinistra, la proprietà dei nobili Zuccheri, che nel 1922 cedettero a titolo gratuito quattro metri quadrati di terreno per l’innalzamento del Monumento ai Caduti, a memoria dei sangiovannesi morti durante il primo conflitto mondiale; vi sono oggi ricordati i caduti e i dispersi di tutte le guerre combattute nel secolo scorso. Sul pilastro centrale svetta un’aquila bronzea in volo, la base è affiancata da due colonne sulle quali poggiano due proiettili di artiglieria sormontati da lampade in ferro battuto; attualmente resta solo una parte della ringhiera in ferro lavorato che fino al 1971 si ergeva lungo l’intero perimetro del muro di cinta, a delimitare il piccolo giardino che si apriva all’interno della proprietà Zuccheri.

Piazza della Vittoria

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Piazza della Vittoria

Sul finire dell’Ottocento, la costante crescita demografica della comunità di San Giovanni aveva reso insufficiente la vecchia pieve, risalente al XIII secolo e riedificata nel XVI; nel 1895 il vicario vescovile, monsignor Francesco Franchi, affidò il progetto di una nuova chiesa all’ingegnere Federico Berchet, presto sostituito dall’architetto Domenico Rupolo, che disegnò il tempio in stile neogotico. La prima pietra fu posata nel 1896, la consacrazione della Parrocchiale avvene nel 1908. Il campanile fu invece edificato tra il 1878 e il 1883, in epoca anteriore rispetto alla nuova Parrocchiale, su progetto dell’architetto Raimondo D’Aronco. La cuspide raggiunge l’altezza di cinquantasei metri dal suolo.

Piazza della Vittoria

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Via Villa

Via Villa con le vecchie scuole elementari e il giardino di casa Pitotti, oltre il quale, in lontananza, si erge la Parrocchiale.

Via Villa

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Abitazione e negozio di Arturo Susanna

Lungo via Villa, di fronte alle proprietà dei Pitotti, si affaccia l’abitazione di Arturo Susanna, decorata con fregi in stile liberty che si allungano nella fascia del sottotetto; nei locali al pianterreno si trova la bottega di calzature ed accessori. Fino agli anni Venti l’edificio ospitava la farmacia e la residenza dei Craler: per questa ragione, l’antica immagine votiva dipinta sulla parete esterna del piano nobile, oggi in condizioni di serio degrado, fu comunemente interpretata come una Madonna della Salute, trattandosi invece della libera copia di un’Assunta del seicentesco pittore spagnolo Bartolomé Esteban Murillo. (Collezione Guglielmo Susanna)

Abitazione e negozio di Arturo Susanna

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Piazza della Vittoria

Ancora una veduta di piazza della Vittoria, ripresa da via Villa come le due immagini precedenti: il confronto evidenzia solo poche e circoscritte innovazioni. Nell’immediato dopoguerra la Loggia Comunale fu teatro del vivace scontro polemico e politico che vide contrapporsi gli ambienti democristiani e clericali sangiovannesi alla sezione locale del P.C.I., della quale Pier Paolo Pasolini fu segretario tra il 1948 e il 1949. In quel torno d’anni Pasolini ideò e scrisse una serie di manifesti murali dagli accesi toni anticlericali e antidemocristiani, che venivano affissi nella bacheca riservata alla propaganda del Partito Comunista, situata sotto la Loggia. Uno tra i manifesti più celebri, scritto in friulano e intitolato “La cuarduta dal bo”, recitava: “Un al passava par la strada e al à jodut un contadin ch’al menava un bo cu na pissula cuarduta, e al è fermat a domandaighi: «Sint, se il bo al fos a conosensa da la so fuarsa. I podaressistu menalu al masèl cu na pissula cuarduta?». «No di sigur!». «Ben, cussì nualtris puarès: i sin coma il bo: i vin na gran fuarsa e a ni menan via cu na cuarduta al masèl!»”.

Piazza della Vittoria

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Piazza della Vittoria

Piazza della Vittoria con la Loggia Comunale e la Parrocchiale inquadrate in primo piano. Oltre la pieve, alla destra di via Plebiscito, la proprietà Zuccheri: come testimonia l’iscrizione visibile sul primo edificio a destra, i locali ospitarono una “Latteria Cooperativa” fondata nel 1903 dall’amministrazione degli Zuccheri; l’iniziativa ebbe tuttavia durata breve per la forte concorrenza esercitata dalla Latteria Sociale Turnaria di via Versutta.

Piazza della Vittoria

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La Parrocchiale e la Casa Canonica

La Casa Canonica del Vicario Vescovile venne fatta riedificare ex novo da monsignor Franchi tra la fine del 1868 e la prima metà dell’anno seguente. Le finestre e la decorazione del sottotetto, in stile neogotico-veneziano, riecheggiano quelle della Loggia Comunale. (Collezione Bruno Sclippa)

La Parrocchiale e la Casa Canonica

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Piazza Cavour

Piazza Cavour, il fronte settentrionale con il monumento commemorativo dei caduti della Grande Guerra, cui poi si aggiunsero quelli della seconda guerra mondiale. Se sul monumento svetta ancora oggi la statua bronzea rappresentante la Vittoria, lo si deve agli amministratori che ressero le sorti del comune casarsese negli ultimi anni del regime fascista: manifestando amore e dedizione per i beni e i simboli comuni, essi custodirono la scultura all’interno della sala del consiglio comunale al fine di sottrarla ai provvedimenti che durante l’emergenza bellica, in nome dell’autarchia, imponevano la confisca di tutti i manufatti in metallo non strettamente indispensabili.

Piazza Cavour

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Via Unità

Il tratto casarsese di viale Rimembranza (fino al 1923: via Unità; successivamente, fino al 1931: viale della Vittoria), costituiva l’accesso meridionale all’abitato del capoluogo comunale fino alla costruzione del cavalcavia, ultimato nel 1975. Attraversati i binari ferroviari, con il nome di via Stazione la strada lambiva il palazzo Zatti, sede dell’ambulatorio comunale e residenza del medico condotto (all’inizio del secolo scorso l’incarico era affidato al dottor Antonio Zatti, cui succedette il figlio Carlo e, dal 1937, il dottor Mario Solito), e il palazzo De Lorenzi-Brinis, per poi immettersi nel piazzale antistante la stazione ferroviaria.

Via Unità

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La vecchia stazione ferroviaria

Il prospetto settentrionale della vecchia stazione ferroviaria. Durante gli anni della dittatura fascista piazza IV Novembre fu teatro delle principali manifestazioni organizzate dal Partito: vi si tenevano le attività del “sabato fascista”, adunate, cortei e parate, esibizioni e saggi ginnici.

La vecchia stazione ferroviaria

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Via XXIV maggio - centro

Via XXIV Maggio allo sbocco su piazza Italia. Lungo il lato meridionale della strada sono visibili gli interventi dovuti alla ricostruzione postbellica: il palazzo Baruffol subì un sostanziale rimaneggiamento della facciata; palazzo Biasutti, completamente distrutto dai bombardamenti, fu ricostruito con linee moderne, e dal 1949 vi fu riaperto lo spaccio della Cooperativa di Consumo, che nell’immediato dopoguerra aveva provvisoriamente trovato collocazione presso il palazzo Canciani-Scalettaris all’imbocco di via Menotti. Di lì a pochi anni, vista l’insufficienza dei locali dello spaccio, la Cooperativa di Consumo si trovò nella necessità di reperire nuovi spazi per il proprio punto vendita: venne così acquistata l’area occupata dai giardini del farmacista Baldini, ben riconoscibile sulla destra all’angolo tra la piazza e via XXIV Maggio, ove venne edificata la nuova sede della società, inaugurata nell’ottobre del 1959. Cartolina indirizzata in Brescia alla signora Piras Pirisi Lucia: “Sono fuori per la spesa e voglio salutarti. Maria sta preparando la pappa. Sta molto bene. Anch’io! E tu? Spero e mi auguro bene. Saluti a tutti i parenti e vicini anche da Maria. Bacioni cari dai tuoi bambini. Franco e Maria”.

Via XXIV maggio - centro

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Stazione - interno

Un’immagine della stazione ferroviaria, con i giardinetti fioriti e l’edicola del sig. Carlo Muccin, gestore anche del servizio di trasferimento della corrispondenza tra l’uffico postale e la stazione ferroviaria.

Stazione - interno

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Via Pordenone

Viale Aldo Moro visto da ovest, nei pressi della villa de Concina; in fondo al rettilineo stradale si scorge palazzo Scalettaris. Sulla sinistra, lungo il lato meridionale del viale, venne costruita la nuova scuola elementare “Leonardo da Vinci”, inaugurata nel 1952.

Via Pordenone

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Piazza Cavour e monumento ai caduti

Piazza Cavour: il monumento ai caduti tra i campanili (i “zìmui”) della parrocchiale; sullo sfondo, via Risorgimento.

Piazza Cavour e monumento ai caduti

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Panorama

Panorama casarsese dall’alto dell’albergo “Leon d’Oro”. In basso a sinistra, piazza IV Novembre e l’imbocco di via Guidalberto Pasolini, sul cui fronte settentrionale prospettano il palazzo Lucchesi, distinguibile per le finestre ad arco, e le case e l’osteria appartenenti alla famiglia Filello. Sulla destra, uno scorcio della facciata del dormitorio ferroviario; lungo il lato meridionale di via Pasolini si affaccia la proprietà Portolan.

Panorama

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La caserma

La caserma “Di Prampero” occupava l’area compresa tra via Valvasone e via Monte Peralba (fino al 1971: via Caserme), laddove oggi sorgono i cosiddetti “alloggi demaniali”. Fino al 1945 fu sede del II° Reggimento Fanteria; in seguito vi vennero ospitate le famiglie sfollate dall’abitato casarsese devastato dal bombardamento del marzo 1945. In virtù della rilevante importanza strategica rivestita dalla sua collocazione geografica, a Casarsa e negli immediati dintorni la presenza militare è sempre stata consistente: si sono già ricordate le strutture di via XI Febbraio e le polveriere, demolite al termine della seconda guerra mondiale; per quanto riguarda il periodo precedente al 1945, oltre ad esse si deve richiamare anche l’esistenza del campo di aviazione intitolato a Francesco Baracca, che per buona parte sorge in territorio appartenente al comune di Zoppola.

La caserma

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Via Pordenone

Viale Aldo Moro (fino al 1979: via Pordenone) inquadrato da est, uscendo da via Menotti. Fino agli anni Sessanta l’ampio viale alberato era affiancato da fossi. Sulla sinistra, quasi interamente coperta dalla vegetazione del parco, la tardo-settecentesca villa de Concina (poi Pellissetti).

Via Pordenone

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Via Maggiore

Via Risorgimento. In primo piano, lungo il fronte orientale della strada, il palazzo Scalettaris, ceduto ai Piccoli nei primi anni Cinquanta, e le case Cancellier: al pianterreno vi si aprivano il negozio di frutta e verdura gestito da Barbara Colussi “Patùs”, e l’officina per la riparazione e la vendita di biciclette di Angelo “Angelin” Cancellier.

Via Maggiore

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Via Maggiore

Via Risorgimento, inquadrata da nord. Da destra, lungo il fronte ovest, si distinguono nell’ordine l’ingresso di palazzo Burovich de Zmaievjch, le case (di proprietà De Concina) in cui dagli anni Venti ebbe sede lo studio fotografico di Antonio Ciol, palazzo Springolo, e, oltre l’incrocio con l’attuale via Segluzza, il complesso Bianchet con la trattoria di Carmela Cesarin. Sul fronte orientale, a sinistra, in primo piano la casa Querin “Anciune”, demolita alla fine degli anni Cinquanta, poi le case Cancellier con l’officina per la riparazione delle biciclette ed altre botteghe, e infine il palazzo Scalettaris.

Via Maggiore

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Via Maggiore

Uno scorcio dell’attuale via Guidalberto Pasolini (fino al 1946: via Roma), l’antico “borc di sot”. In fondo all’asse viario si allarga piazza Italia: in lontananza, sopra la vegetazione, si scorge l’abside della chiesa parrocchiale. Sulla destra, il muro di recinzione della proprietà de Concina giunge fino agli ultimi due caseggiati della strada, il primo dei quali appartenne alla famiglia Fantin (nel 1975 vi sorse il condominio “Centrale”), l’altro, affacciato anche su piazza Italia, è ancora oggi proprietà dei Colussi “Socolari”: già all’epoca questi ultimi vi gestivano un’osteria, l’odierno bar “Agli amici”. Sulla sinistra, in primo piano, l’osteria “Tortiglioni” (il nome deriva da un tipo di biscotti) di proprietà delle sorelle Springolo, che fu incendiata per rappresaglia durante l’occupazione nazista; poco oltre, il negozio Pellegrini (poi Baruffol).

Via Maggiore

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Hangar - campo dirigibile

Nel 1916 presso l’aerocampo casarsese erano operativi tre dirigibili: tra essi vi fu un M4 che nella notte tra il 3 e il 4 maggio 1916, al termine di una missione compiuta nel goriziano, si trovò impossibilitato al rientro, probabilmente per l’esaurimento del carburante: fatto oggetto del fuoco nemico, il dirigibile si incendiò e scoppiò provocando la morte delle sei persone di equipaggio.

Hangar - campo dirigibile

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Chiesa, municipio e caserma

Piazza Cavour, il fronte orientale. Da destra si riconoscono la chiesa parrocchiale di Santa Croce e Beata Vergine del Rosario, aperta al culto nel 1880 e consacrata nel 1889, la caserma dei carabinieri e la sede storica del comune di Casarsa, rimasta aperta fino al 1975, anno in cui avvenne il trasferimento nel nuovo edificio in piazza IV novembre.

Chiesa, municipio e caserma

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Chiesa, municipio e caserma

Piazza Cavour, il fronte orientale. Al centro della piazza è ancora posizionato il vecchio lampione ad acetilene. Sulla destra, di scorcio, il palazzo Canciani.

Chiesa, municipio e caserma

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Monumento ai Caduti

Piazza Cavour, con il monumento ai caduti in primo piano, e via Menotti: sulla destra, la facciata di palazzo Canciani-Scalettaris, con il muro di cinta della proprietà; sulla sinistra, alle spalle del monumento, il palazzo Canciani, nei cui locali ebbe sede, nel corso degli anni Venti, l’asilo infantile parrocchiale fondato nel 1922. In tempi più recenti vi trovò spazio per alcuni anni l’ufficio postale; e successivamente vi si trasferì l’osteria “delle Tre Stelle”.

Monumento ai Caduti

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Monumento ai Caduti e Municipio

Piazza Cavour, il fronte settentrionale. Sulla destra, in primo piano, la caserma dei carabinieri.

Monumento ai Caduti e Municipio

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Piazza e Chiesa

Piazza Italia. In primo piano, in basso a destra, il vecchio ponte sulla roggia Mussa.

Piazza e Chiesa

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Monumento ai Caduti e Chiesa

Piazza Cavour, il fronte sud-orientale. A destra della parrocchiale, all’imbocco di via Risorgimento, la casa del falegname Querin “Anciune”, che sporgeva sul sagrato coprendo parzialmente la facciata della chiesa.

Monumento ai Caduti e Chiesa

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Piazza e Chiesa

Piazza Italia, il prospetto nord-ovest. In primo piano, il pozzo pubblico, rimosso già prima del 1910; a sinistra alcuni bambini giocano accanto all’ingresso dell’osteria di Andrea Springolo, alla destra della quale sorgono le case di proprietà Sirc.

Piazza e Chiesa

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Piazza e Chiesa

Piazza Italia (fino al 1967: piazza Vittorio Emanuele) vista da mezzoggiorno, provenendo da via Pasolini. Al centro, un lampione ad acetilene ed il pozzo pubblico, alla destra del quale si distinguono la spalla e la campata del ponte che attraversava il ramo occidentale della roggia Mussa, le cui acque scorrevano all’aria aperta da nord a sud lungo il limite orientale della piazza. Sullo sfondo, a sinistra, oltre il muro di cinta della proprietà Canciani-Scalettaris, il fianco meridionale della chiesa parrocchiale; a destra, la farmacia e le case Colussi “Giovachìn”.

Piazza e Chiesa

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Piazza

Piazza Italia, il fronte orientale. In primo piano, a sinistra, la farmacia Baldini.

Piazza

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Piazza e Chiesa

Piazza Italia, il fronte occidentale con le sue botteghe. Sulla facciata dell’osteria “Alla Centrale” sporge la frasca che usualmente contrassegnava le locande. La cartolina, indirizzata in Verona ad Emilia Fadinelli, veicola le lamentele del fidanzato contro i ritardi e le inadempienze del servizio postale: “Carissima Emilia, ricevo ora la tua cartolina in data di ieri. Io ti scrivo spessissimo: fino tre volte in un giorno. Ma dove vanno a finire le mie lunghe lettere? Altro che pazienza!!... Sto benissimo: oggi si festeggia S. Antonio. Spero verrà presto il giorno che avrai un mucchio di lettere mie arretrate. Bacioni. Tuo Giorgio. Casarsa 13 Giugno ‘15”. In verticale, a separare l’area riservata all’indirizzo da quella del testo del messaggio, una nota aggiuntiva: “Ricevo abbastanza regolarmente le tue.”

Piazza e Chiesa

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Piazza e Chiesa

Piazza Italia, i fronti settentrionale ed occidentale. In paese la vita quotidiana scorre dinamica e operosa: la piazza è attraversata da gente indaffarata e da carri trainati da muli e cavalli; sullo sfondo, via Risorgimento è percorsa da un autocarro.

Piazza e Chiesa

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Piazza

Piazza Italia, il fronte orientale. In primo piano si può osservare il corso della roggia Mussa, le cui acque lambivano la proprietà del farmacista Baldini, visibile sulla sinistra. In secondo piano, il caseggiato Colussi “Giovachìn”; a destra, lungo il fronte meridionale di via XXIV Maggio, si erge palazzo Biasutti, prima sede dello spaccio della “Società Cooperativa di Consumo di Casarsa della Delizia”, fondata nel 1919 in quegli stessi locali appartenenti al primo direttore della Cooperativa, il cavalier Lorenzo Biasutti. Il piccolo edificio con l’ampia tettoia sul fronte ospitava l’officina del fabbro Vittorio Furlanetto, nei pressi della quale, fino ai primissimi anni del secolo passato, sorgeva la centralina per la gestione degli impianti di illuminazione pubblica ad acetilene.

Piazza

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Piazza e Chiesa

Piazza Italia, il fronte nord-ovest. L’Italia è entrata in guerra, e la propaganda bellica fascista non manca di farsi sentire con un monito che, dall’alto del palazzo Miotto (sulla sinistra), doveva essere visibile e presente all’intera cittadinanza: “L’esercito è sicura garanzia dei destini della patria”. Altre consimili scritte campeggiarono in alcuni punti strategici lungo le strade di accesso all’abitato: chi proveniva da San Giovanni ne incontrava una sulle pareti di palazzo Zatti; giungendo da Pordenone, all’ingresso dell’odierna via Menotti, si era accolti da quella dipinta sui caseggiati Scalettaris; “Il segreto della potenza sta nella volontà” era il motto apposto sulla casa Della Negra, all’imbocco di via Valvasone; infine, per chi entrava in paese venendo da Udine, all’inizio di via XXIV Maggio, sulla casa Sambucco, campeggiava la sentenziosa iscrizione “Pace con i vicini, pace con i lontanti, pace armata”.

Piazza e Chiesa

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Piazza e Chiesa

Piazza Italia. Nel corso degli anni Trenta, il centro cittadino acquista tratti più eleganti e borghesi: il corso della roggia Mussa è stato coperto (ancora oggi le acque scorrono nel sottosuolo della piazza), mentre il prospetto settentrionale si caratterizza per la presenza di nuovi edifici commerciali e residenziali con ariose balaustre, tra i quali si fa notare il palazzo del Credito Veneto. Sulla sinistra, la facciata del caseggiato già Sirc appare rimodernato grazie all’incisiva ristrutturazione voluta dai nuovi proprietari, i Miotto, che aprirono nuovi spazi commmerciali al pianterreno, appartamenti (vi abitò anche il maestro Ciro Sandri) ed uffici ai piani superiori: nel corso degli anni vi trovarono sede, tra l’altro, l’Esattoria Dazi e l’A.R.A.R. (Azienda Rilievo e Alienazione Residuati, l’ufficio locale fu diretto dal maestro Antonio “Toni” Spagnol), l’ente che nell’immediato dopoguerra provvide alla vendita dei residuati bellici, in particolare automezzi, che furono concentrati in numero ingente in diversi depositi del casarsese, facendo fiorire un mercato che attirava acquirenti dall’intera penisola. I Miotto cedettero il palazzo a Felice Bozzetto, che vi trasferì la propria sartoria ed il negozio di abiti e tessuti. All’estrema sinistra si può osservare la pompa di carburante gestita da Enrico Lena assieme alla bottega di alimentari che occupava i locali dell’ex osteria Springolo.

Piazza e Chiesa

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Piazza della Stazione e Albergo Leon d'Oro

Piazza IV Novembre inquadrata da sud-est: da destra si riconoscono l’albergo “Leon d’Oro” e i tardo-ottocenteschi palazzi De Lorenzi- Brinis e Zatti. Essendo arrivato in ritardo ad un incontro con la fidanzata a Bologna, un giovane affida ad una cartolina le proprie scuse: “Casarsa (Udine) 27.5.42.XX. Cara Lina, sono partito stamane alle 4.22. Dovendo restare qui per ben due ore, ne approfitto per manifestarti tutto il mio più vivo rincrescimento se ieri sera, pur involontariamente, non fui preciso all’appuntamento. Chiamato telefonicamente dal Cav. Carpani, mi scongiurò, trattandosi di cose scolastiche, che io facessi questo viaggio. Accettai solo dopo non poche insistenze. Io fui di ritorno dal colloquio alle 20.15 e, pur sapendo di essere in forte ritardo, tuttavia infilai subito il portico del Ricovero. Sarò di ritorno, spero, domani giovedì. Tanti baci e i più affettuosi pensieri. Sereno”.

Piazza della Stazione e Albergo Leon d'Oro

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Piazza Vittorio Emanuele II

Via XXIV Maggio allo sbocco su piazza Italia in una delle ultime immagini prima del bombardamento del 4 marzo 1945. Da sinistra, lungo il fronte meridionale della strada, si riconoscono i palazzi Biasutti, Facchin e Fogolin; a destra, in primo piano, il giardino della proprietà Baldini.

Piazza Vittorio Emanuele II

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Via Roma

Via Pasolini. Poco è cambiato rispetto al primo decennio del Novecento: sono state rimosse le pensiline che sporgevano sulla bottega Pellegrini; in piazza Italia l’edificio del Credito Veneto, costruito nel corso degli anni Trenta, nasconde l’abside della parrocchiale.

Via Roma

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Piazza Vittorio Emanuele II e Via Stazione

Piazza Italia, il fronte sud-ovest. A sinistra, il caseggiato Colussi “Socolari”; di fronte ad esso, lungo il fronte occidentale, la casa Colussi “Batiston”: è la casa natale di Susanna Colussi, la madre di Pier Paolo Pasolini, e il poeta vi soggiornò per vari e prolungati periodi fino al gennaio del 1950, quando fuggì definitivamente a Roma; dal 1946 fu la sede dell’”Academiuta di Lenga Furlana”, fondata da Pasolini e dai suoi allievi casarsesi in località Versuta il 18 febbraio del 1945. Fino agli anni Venti nell’edificio era attiva la distilleria di grappe della famiglia Colussi; successivamente vi venne ospitata la cartoleria Colussi- Naldini. Dal 1995 vi ha sede il Centro Studi “Pier Paolo Pasolini”.

Piazza Vittorio Emanuele II e Via Stazione

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Piazza IV Novembre e Albergo Leon d'Oro

Piazza IV Novembre (fino al 1921: piazza Stazione) in epoca anteriore alla costruzione del dormitorio ferroviario, che fu edificato nel corso degli anni Venti per ospitare i ferrovieri fuori sede per servizio.

Piazza IV Novembre e Albergo Leon d'Oro

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Albergo Leon d'Oro

L’albergo “Leon d’Oro” fu edificato e successivamente gestito (con l’annessa stazione di posta) dalla famiglia De Lorenzi attorno alla fine degli anni Ottanta dell’Ottocento.

Albergo Leon d'Oro

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